Signatura Rerum ovvero Paracelso e la teoria delle segnature


     Le piante officinale sono da sempre state presenti nella storia dell’uomo; dai reperti archeologici si sa che già l’uomo di Neanderthal faceva uso terapeutico delle piante.

    Continuando il breve excursus storico vediamo che il primo erbario con 237 prescrizioni erboristiche è attribuito all’ imperatore cinese Shen – Nung (3400 a.C.)

    Per arrivare più vicino al nostro mondo occidentale, la Grecia ci ha dato due importanti figure di medico erborista: Ippocrate (460- 370 a.C.) e Dioscoride (371- 286 a.C) allievo di Aristotele.

    Presso i Romani abbiamo Plinio (23 d.C.) e Galeno (130 d.C.) al quale si deve la codificazione di miscugli di droghe e medicamenti che ancora oggi si definiscono “Preparazioni Galeniche” vale a dire quelle forme medicamentose mediante cui possono essere somministrati i principi attivi delle erbe medicinali.

    Nel Medio Evo particolare rilevanza ebbe la Scuola Salernitana e Santa Ildegarda che lasciò diversi scritti con indicazioni terapeutiche naturali.

    Ma rivoluzionaria fu l’opera di Paracelso (Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim, detto Paracelsus, o Paracelso) medico, alchimista e astrologo svizzero (1493-1541). Il nome Paracelso è una sua attribuzione per sottolineare il suo essere di pari levatura rispetto ad Aulo Cornelio Celso, romano naturalista ed esperto in arti mediche vissuto nella prime metà del I secolo. "Para" in greco significa "vicino".  A Paracelso si deve la definizione e la elaborazione della scienza Spagyrica, da lui ebbe origine la scuola degli Alchimisti e a lui si deve la teoria delle segnature.

    Già Ippocrate e Galeno avevano fatto cenni alla segnatura ma nel suo Signatura Rerum Paracelso dà a questa tecnica la forma di una vera e propria teoria medica. Sosteneva che tutte le cose in natura portano un segno, una firma, lasciata dal Creatore, che rivela le loro qualità invisibili e affermava che il medico non doveva trascurare la “forma dei semplici” come erano definite, a quel tempo, le piante.

    Secondo quanto teorizzato ogni cosa nel creato è legata da una rete di analogie e corrispondenze, interpretando questo simbolismo si possono associare determinate piante, fiori o frutti agli organi del corpo umano e applicare il rimedio adatto.

    Il criterio adottato per la scelta del rimedio è quindi quello dell’analogia.

    L’efficacia di un’erba o di una pianta deriva da analogia e corrispondenza di forma e funzione tra l’organo malato, il sintomo, la forma del male e la forma dell’erba stessa.

    L’esempio classico è quello del gheriglio di noce che richiama la forma del cervello.

    La regola dell’analogia veniva applicata considerando anche le forme e le funzioni del fastidio. Per gli anziani affetti da tremore, Paracelso era solito somministrare del pioppo nero, poiché il tremore dei piccoli rami di questo albero mima lo stesso tremore di questi pazienti. Per tutti i dolori pungenti come quelli reumatici si usava il rosmarino e altre piante con foglie appuntite

    L’analogia si applica anche in riferimento al colore. I petali delle rose rosse infatti servivano per regolarizzare i flussi di sangue, mentre lo zafferano veniva impiegato per i problemi della bile.

    Non mi dilungo sul fatto che tutto quanto “intuito” da Paracelso è stato confermato dalle tecniche di indagine e ricerca oggi a nostra disposizione a dimostrazione di come l’uomo abbia abbandonato un antico sapere che gli derivava dall’essere più in contatto con la natura e con la sua parte intuitiva e che oggi, per fortuna, viene riscoperto e confermato.

    Esiste quindi un legame segnalato con un "segno", una "firma", che vincola tra loro astri, animali piante, pietre e organi del corpo umano appartenenti alla stessa natura o che hanno la stessa funzione a dimostrazione, ancora una volta, di come tutto nel creato è interconnesso e di come la Natura ci ha dato tutto per la nostra esistenza in un ciclo continuo e perfetto.