L’Epifania e i Re Magi, un viaggio interiore di conoscenza

L’Epifania conclude il periodo delle 12 notti Sante, il tempo sospeso tra la nascita di Gesù e la sua manifestazione agli uomini, le 12 notti più buie dell’anno che però contengono i semi della luce che ritorna e, non a caso, le giornate si allungano, a testimonianza della luce che nuovamente nasce.

Epifania significa manifestazione della divinità; nella religione cristiana, la prima apparizione di Cristo.
La parola deriva dal greco epiphàneia, composta da epì dall’alto e phànein apparire; apparire dall’alto.
Le Epifania (in greco il termine è un plurale) nell’antica Grecia erano le feste dedicate ad una particolare divinità durante le quali essa si manifestava ai sacerdoti nel naos, il cuore segreto e inaccessibile del tempio. E’ la manifestazione della divinità in forma visibile.

Dopo che il Cristianesimo si fu installato sulle precedenti liturgie pagane fu una sola l’Epifania a restare, quella di Cristo che celebra la sua prima manifestazione pubblica con l’omaggio che gli fu reso dai Magi; ed è su queste figure, che rimangono forse un po’ defilate, che mi voglio soffermare.

Chi erano i Magi

Il termine Magi deriva da una parola del persiano antico: magūsh.

I Magi, contrariamente a quanto il termine può suggerire, non praticavano le arti magiche, ma avevano una grande competenza e conoscenza di filosofia, astrologia e astronomia, erano sacerdoti dell’antica religione persiana dello Zoroastrismo diffusa nell’ Impero persiano che si estendeva dalla penisola anatolica (l’odierna Turchia), all’Egitto fino agli attuali Iran ed Iraq.

I Magi sono indicati come Uomini Saggi, con il carattere di filosofi, scienziati e personaggi importanti.

Erano detti magi dai Persiani coloro che gli Ebrei chiamavano scribi, i Greci filosofi e i latini savi.

Le varie tradizioni non sono concordi riguardo alla loro identità, né riguardo i loro nomi, né al loro numero. La versione più diffusa ne identifica tre che rispondono ai nomi di Gaspare, Baldassarre e Melchiorre.

Il Vangelo di Matteo è l’unico fra i vangeli ufficiali a far riferimento alla figura dei Magi, insieme alcuni Vangeli Apocrifi, come il Protovangelo di Giacomo. Matteo narra che i Magi, senza specificarne il numero, intrapresero il loro viaggio da Oriente (il che indica la loro origine persiana) a Gerusalemme seguendo una stella per adorare il Re dei giudei.

Anche sulla base dei doni che secondo la tradizione vennero portati a Gesù, si è accreditata la versione che fossero tre. Sono dunque tre sacerdoti  persiani a riconoscere nel neonato il Re di Israele, ad accoglierlo come unico Dio, ciò in virtù dei loro studi e delle loro conoscenze religiose, e portano al nuovo nato tre doni.

Melchiorre porta con sé l’oro, dono riservato ai sovrani, con il quale viene riconosciuta e mosyrata al mondo la regalità del bambino, Gesù è il Re dei Re

L’incenso è offerto da Gaspare, usato da sempre in ambito religioso, per riconoscere la natura Divina di Gesù che è riconosciuto anche come Dio; ed infine Baldassarre con la mirra, una pianta dalla quale si estrae una resina che veniva utilizzata per produrre un unguento prezioso a simboleggiare l’investitura di Gesù, la sua consacrazione al ruolo di Re e Dio.

Come accennato Gaspare, Melchiorre e Baldassarre sono i nomi e le identità  più accreditate per la tradizione occidentale.

Melchiorre è il più anziano e il suo nome deriva da Melech, “Re”; Baldassarre deve probabilmente il proprio nome al re babilonese Balthazar; Gasparre, o Galgalath, per i greci, significa “signore di Saba”.

Al di là della tradizione evangelica e storica vediamo il significato profondo di queste figure, significato che travalica il tempo, lo spazio e le differenze di rappresentazione .

Il significato che ritrovo in queste figure è quello di persone che sono state disposte a mettersi in gioco seguendo la profezia che indicava la nascita del salvatore, sono stati mossi  da un impulso profondo e se vogliamo superiore, che li ha spinti a partire per cercare un senso più alto alla loro esistenza e a quella umana in generale.

Il loro viaggio può essere letto come una metafora del cammino interiore che gli uomini si trovano a dover affrontare per superare i propri limiti per allargare i propri orizzonti e per scoprire se stessi.

Un viaggio che definirei alchemico cioè di trasformazione radicale che coinvolge corpo e spirito.

Il lungo cammino affrontato dai Magi, è un cammino iniziatico, alla fine del loro viaggio non saranno più quelli di prima.

Questi sapienti sono in cammino seguendo una stella ovvero l’immagine simbolica del desiderio dell’ uomo che si mette alla ricerca della verità e della conoscenza. Sanno che la loro vita non può limitarsi all'esperienza di cose superficiali ma ha un significato se votata alla conoscenza e alla scoperta, perché è questo il senso dell’esistenza.

E’ proprio il coraggio di mettersi in cammino che caratterizza i Magi, che non si chiudono in ciò che sanno ma rimangono pronti ed aperti a cogliere nuovi segni di verità.

Rappresentano ognuno di noi nel nostro cammino nella vita di tutti i giorni, intenti alla scoperta di noi stessi che siamo scintille del divino.