L’Alchimia e la realizzazione del Sè
Secondo un luogo comune molto diffuso la parola Alchimia descrive il sogno di uomini che per arricchirsi cercavano di trasformare il piombo in oro o tentavano di trovare la pietra filosofale per ottenere l’immortalità, un impasto di avidità e superstizione per scopi puramente materiali.
In realtà l’Alchimia è la più antica speculazione filosofica dell’umanità sulla natura dell’universo e dell’uomo, il tentativo di capire le regole e i fondamenti della vita.
Le sue origini e si perdono nella notte di tempi, quello che possiamo dire con certezza è che l’Arte sacra o Arte divina, così la chiamavano gli alchimisti greci, si manifesta nei primi secoli dell’Era cristiana ad Alessandria, nell’Egitto ellenistico-romano.
Alessandria d’Egitto fu fondata nel 332 a.C. da Alessandro Magno dopo la conquista dell’Egitto. Questa città divenne in breve tempo un importante crocevia commerciale tra oriente e occidente nel quale si fusero le più diverse conoscenze provenienti da tutto il mondo allora conosciuto. Le conoscenze dell’antica civiltà egizia ormai alla fine si fusero con la giovane cultura filosofica greca. In questo contesto particolare e fervido venne redatta un’opera basilare, il Corpus Hermeticum, scritto in greco ma pervaso dalle figure della religione egizia. Quest’ opera è attribuita ad Ermete Trismegisto (Ermete tre volte grandissimo) che è considerato il fondatore della tradizione alchemico egizio-ellenica che si è poi diffusa in tutta Europa.
Tracce di pratiche alchemiche le rilevano in Oriente ed Occidente durante il 1° millennio a.C. avvalorando così l’opinione di Carl Gustav Jung (1875- 1961) secondo il quale essa è il più importante prodotto culturale mai partorito dall’ inconscio collettivo cioè quella parte dell’inconscio che è comune a tutti gli esseri umani indipendentemente dal contesto storico culturale, è il minimo comune denominatore che lega gli esseri umani di ogni latitudine.
La particolarità dei testi alchemici è il linguaggio.
I processi alchemici sono descritti in modo simbolico con rimandi alla mitologia o ad un mondo di fantasia, si ha così l’impressione di trovarsi davanti ad un testo incomprensibile, ma la chiave di lettura esiste ed è l’analogia. Nei testi alchemici c’è quindi un’impalcatura logico-razionale sulla quale vengono disposti simboli fantastici e solo apparentemente irrazionali.
Il simbolo è un tipo di linguaggio a cui la nostra mente ricorre quando vuole trasmettere messaggi più ampi e profondi di quelli che può trasmettere il linguaggio razionale. L’esempio tipico è quello dei sogni, cioè un linguaggio che utilizza non il processo logico ma quello analogico che è in grado di giungere più in profondità.
Capite bene perché Jung ha dedicato gli ultimi 30 anni della sua vita allo studio dell’alchimia.
Tutto inizia nel 1928 quando il sinologo tedesco Richard Wilhelm gli fece pervenire le bozze della traduzione di un testo di alchimia taoista “Il segreto del fiore d’oro”. Jung si accorse che i procedimenti contenuti nel libro descrivevano precise esperienze interiori e non c’era dubbio che la loro meta rappresentasse la realizzazione del Sé.
Jung vede nella fabbricazione dell’oro alchemico un’analogia perfetta con il raggiungimento del Sé; tutti i passaggi e le fasi che la psiche deve attraversare per ottenere la propria individuazione.
Ecco svelato il segreto dell’alchimia, il Sé è l’oro alchemico cioè l’ottenimento di un più alto livello di coscienza, un’evoluzione dell’essere umano come nelle fasi del processo alchemico:
Nigredo, opera al nero, in questa fase l’alchimista incontra la sua ombra, le parti di sé stesso che non ama.
Albedo, opera al bianco, la fase in cui si fa chiarezza e la coscienza si espande avendo la meglio sul buio.
Citrinitas, è la fase della guarigione, della consapevolezza
Rubedo, opera al rosso che corrisponde alla individuazione del Sé, al compimento all’ armonizzazione, l’Io e il Sé sono finalmente allineati.
La manipolazione delle sostanze materiali è una proiezione di ciò che accade nell’animo umano.
L’alchimista tra alambicchi e pozioni, trasformava progressivamente sé stesso.
Noi tutti diventiamo alchimisti quando ci dedichiamo al raggiungimento del nostro Sé portando alla luce il nostro oro.