Capodanno, il passaggio dal vecchio al nuovo

 

Al ripetersi del ciclo stagionale tutte le società umane celebrano i riti per l'inizio di un nuovo anno, una nuova origine del mondo, a una sorta di rinascita della natura e degli uomini.

Anticamente l’inizio del nuovo anno veniva festeggiato in occasione dell’equinozio di primavera, tra il 21 e il 25 marzo o comunque in altre date del risveglio della natura che sono da sempre state considerate perfette per un nuovo inizio.

Il cambiamento avvenne in epoca romana per una questione di “politica internazionale “.

Nel dicembre del 153 a.C. Quinto Fulvio Nobiliore fu eletto console della Repubblica romana, un fatto di per sé di ordinaria amministrazione, se non fosse stato che il suo compito era quello di sedare una grave rivolta in Spagna.  Poiché era prassi che ogni console entrasse in carica nel mese di marzo (quando c’erano le Idi), avrebbe dovuto attendere tre mesi prima di agire ma, per evitare che la situazione precipitasse, il senato concesse di entrare in carica immediatamente. Era il primo del mese di Gennaio e, da allora, i consoli neoeletti trovarono molto più conveniente entrare in carica immediatamente, invece di attendere il mese di marzo.

Fu quindi deciso che l’anno iniziasse il primo gennaio, invece che il primo di marzo, com’era precedentemente e, da allora, il primo Gennaio è sempre stato il primo giorno dell’anno, sia nel calendario giuliano, promulgato da Giulio Cesare un secolo dopo nel 46 a.C. sia in quello gregoriano, promulgato da Papa Gregorio XIII.

I Romani chiudevano l’anno con i Saturnali, le feste in onore del dio Saturno, e festeggiavano l’inizio del nuovo, il 1°gennaio, con le celebrazioni in onore del dio romano Giano, da cui trae origine il nome del mese di Gennaio.

I riti e le celebrazioni per l’inizio dell’anno nuovo che hanno origine nell’antica Roma risalgono quindi ai festeggiamenti in onore del dio Giano.

Il termine Ianus evoca la porta, in latino ianua, sia quella della casa privata sia quella delle vie della città.

Il dio Giano è considerato dio dell’apertura e dell’inizio, cioè del principio di ogni azione. Non era infatti possibile intraprendere nessuna impresa militare, commercio o lavoro artigianale e nessuna cerimonia, pubblica o privata, senza essersi propiziati il suo favore, per poter essere condotta a termine con soddisfazione. Per questo, la prima preghiera in ogni simile occasione era sempre rivolta a Giano, dio bifronte.

Giano è rappresentato con due volti, perché ricevette dal dio Saturno il dono di vedere sia il passato sia il futuro, il vecchio anno che se ne va e il nuovo che arriva.

Questo dio proteggeva anche il principio della vita, ovvero il concepimento; allo stesso modo si era convinti che presiedesse alla nascita del mondo e di tutte le creature. Fu dunque definito in tal senso Ianus Pater, padre di tutti gli uomini, di tutta la Natura e dell’Universo. Proprio perché divinità degli inizi, a Giano era sacro il primo mese dell’anno, Ianuarius, Gennaio, e la festa del dio cadeva appunto il primo giorno dell’anno.

A Giano bifronte i sacerdoti offrivano farro e focaccia per propiziare i raccolti del nuovo anno. Quello stesso giorno i Romani usavano far visita o pranzare con gli amici per scambiarsi doni che consistevano in un vaso bianco ricolmo di miele e poi datteri e fichi secchi, il tutto accompagnato da ramoscelli d'alloro, detti strenne, come augurio di fortuna e felicità.

Le foglie e i ramoscelli che ornavano i doni erano raccolti nel bosco sacro della dea Strenia, bosco che si trovava sul Monte Velia. La dea era apportatrice di fortuna e felicità; il termine latino "strenna", presagio fortunato, deriva proprio dalla dea.

L’ arrivo del nuovo anno era accolto con i rituali più diversi.

Il baccano con campane e campanacci, oggi sostituiti con i botti di fine anno, le fiaccolate, il lancio degli oggetti vecchi dalle finestre servivano per scacciare i demoni e la mala sorte.

Le danze, presenti ancora oggi, erano il rito che dava inizio ad una nuova stagione, per riportare la fertilità della terra e la fecondità degli esseri umani.

L’ uomo ha quindi dato vita ad una serie di riti propiziatori il cui elenco è piuttosto lungo e vario a seconda dei popoli: botti, rumori, brindisi, scherzi, cibo ben augurante, che hanno tutti lo scopo di esorcizzare quel momento che separa il passato dal futuro, perché ancora oggi, non ostante il “progredire” dell’uomo, questo si ritrova piccolo e impotente davanti al percorso nuovo ed ignoto che gli riserva l’esistenza.